Laureato in Scienze Religiose all’ISSRM “Don Tonino Bello”, Simone Stifani si dedica oggi alla divulgazione di temi biblici e monastici. Collabora con Radio Orantes del monastero benedettino di San Giovanni Evangelista di Lecce e con la rivista Benedictina del Centro storico benedettino italiano.
È autore, insieme a Luciano Manicardi, del volume La disabilità non è una vocazione (Qiqajon, 2025), in cui affronta con rigore e sensibilità il tema del rapporto tra fede, fragilità e umanità.
In questa intervista racconta come la formazione ricevuta all’Istituto abbia contribuito a orientare il suo percorso professionale nel mondo della comunicazione culturale e teologica.
Simone, il tuo percorso all’ISSRM “Don Tonino Bello” ti ha accompagnato nella crescita non solo intellettuale, ma anche umana e spirituale. In che modo questa esperienza ha influenzato il tuo modo di leggere la fede e la vita?
Il percorso in Istituto è stato principalmente mosso da un desiderio di natura spirituale. Sin dalle superiori ho desiderato studiare teologia. Un desiderio che ho avvertito crescere spontaneamente in me e che si è rivelato essere una risposta a ciò che il mio cuore ha sempre cercato e che proprio durante gli anni di studio all’ISSRM si è palesato ed è divenuto realmente chiaro: aiutare gli altri a comprendere il mistero di Dio per la loro vita, gustarne la bellezza e la grandezza, intrattenersi con Lui e così vivere una vita umana degna di questa nome nella compagnia di coloro che incontriamo nel cammino coltivando sempre uno sguardo alto e altro, incarnato nella storia umana redenta sempre di nuovo.
Durante gli anni di studio, quanto è stato importante per te trovare un ambiente attento alla persona e capace di valorizzare ogni studente, anche nelle fragilità?
Gli anni trascorsi in Istituto sono tra i più belli della mia vita. Quest’affermazione convinta e forte si è radicata in me proprio in virtù dell’accoglienza ricevuta dal carissimo direttore di quel periodo, don Gigi Manca, di tutti i docenti e dei miei compagni di studi coi quali ho intessuto un rapporto di sincera amicizia e aiuto reciproco. Sono stato considerato come persona, valorizzato e incitato a migliorare ogni giorno. Il tutto è stato condito da uno sguardo attento e premuroso in relazione alla mia fragilità fisica. Mi sono davvero sentito parte di una grande e bella famiglia della quale, appena concluso il ciclo di studi, ho provato una grande nostalgia che tuttora, di tanto in tanto, ritorna a farsi sentire.
Oggi ti dedichi alla divulgazione biblica e collabori con realtà monastiche: possiamo dire che le radici di questo impegno nascono anche dal clima di ascolto e di ricerca che hai vissuto all’interno dell’Istituto?
La divulgazione di temi teologici e spirituali declinati, in particolare, secondo la teologia e la spiritualità monastica é oggi al cuore del mio impegno quotidiano grazie alla collaborazione con la bella famiglia del monastero delle Benedettine di Lecce. Non avrei potuto accogliere la loro richiesta di lavorare con loro se non avessi avuto alle spalle il fondamentale percorso fatto in Istituto. La ricerca che oggi mi accompagna, con Radio Orantes del monastero benedettino leccese e la divulgazione con le pubblicazioni (articoli e due libri), richiede una notevole apertura mentale e di cuore, una disponibilità a lasciarsi continuamente provocare dall’inedito, senza proconcetti o pregiudizi, consapevole che Dio è più grande dei nostri pensieri e del nostro cuore e come tale chiede di essere conosciuto sempre di più, accolto e annunciato accogliendo lo sguardo di chi come me è in ricerca: cristiani di altre confessioni, non credenti e persone di altre religioni. Non sarei stato in grado di farlo se non avessi ricevuto ripetuti inviti ad aprire i miei orizzonti proprio all’interno della comunità dell’Istituto. Proprio lì è iniziato tutto.
Guardando ai giovani che desiderano intraprendere un cammino di studi teologici, perché consiglieresti l’ISSRM “Don Tonino Bello” come luogo in cui pensare e crescere insieme?
La nostra società oggi più che mai ha bisogno di menti e cuori giovani disposti ad accogliere le sfide del nostro tempo e quel desiderio di bene che è presente in ciascuno, forse in alcuni un po’ sopito. In particolare l’esperienza in Istituto per i giovani potrebbe essere vitale in un mondo che li vuole sempre più soli. In Issrm non si studia da soli ma è una comunità che insieme cresce, si confronta, si sostiene, si ferma quando qualcuno rimane indietro. É una vera palestra di vita, non una realtà ovattata in cui si coltiva un pensiero e una vita escludenti, pur se sofisticati. Si impara anche così a stare al mondo. Consiglio vivamente ai giovani di fare quest’esperienza. Un percorso che, se potessi, rifarei senza indugio.

