Sulle rotte del Mediterraneo: Linee di metodo per una teologia dal Mediterraneo

La Rete Teologica del Mediterraneo (RTMed) ha recentemente concluso il suo Simposio internazionale e transdisciplinare “Sulle rotte del Mediterraneo. Linee di metodo per una teologia dal Mediterraneo”, tenutosi dal 13 al 15 giugno presso il Seminario diocesano di Rabat dell’Archidiocesi di Malta. L’evento ha visto la partecipazione di docenti e ricercatori provenienti dalle coste del Mediterraneo con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di un Mediterraneo di pace attraverso una teologia del dialogo e dell’accoglienza.

Nata ufficialmente con la pubblicazione del Manifesto per una teologia dal Mediterraneo (21 settembre 2023), la Rete Teologica del Mediterraneo (RTMed) ha recentemente concluso il suo Simposio internazionale e transdisciplinare “Sulle rotte del Mediterraneo. Linee di metodo per una teologia dal Mediterraneo”, tenutosi dal 13 al 15 giugno presso il Seminario diocesano di Rabat dell’Archidiocesi di Malta.

L’evento ha visto la partecipazione di docenti e ricercatori provenienti da varie zone del Mediterraneo: Malta, Beirut, Istanbul, Barcelona, Granada, Marsiglia, Abu Dhabi, Roma, Napoli, Bari, Venezia, Palermo, Lecce, Potenza, Genova, Romania e Marocco, Egitto e Algeria. L’obiettivo comune è stato quello di contribuire alla costruzione di un Mediterraneo di pace attraverso una teologia del dialogo e dell’accoglienza.

A Malta, la Rete è giunta a un approdo e, al contempo, riparte verso nuove mete. È da un anno, infatti, che si son costituiti al suo interno gruppi di studio per rintracciare gli elementi comuni di un metodo teologico “dal” Mediterraneo, un metodo che tenga conto dei vissuti delle persone per riconoscerne i volti, i nomi, le storie. Durante il Simposio, i partecipanti hanno esplorato le radici storiche e culturali dell’isola di Malta, con visite guidate alle catacombe di Sant’Agata e alla Grotta di San Paolo, e hanno partecipato a eventi culturali locali, legati alla pietà popolare, come l’infiorata per la festa di Corpus Domini e la festa di Nostra Signora del Giglio a Mqabba. La riflessione si è concentrata sul Mediterraneo come “mare di attraversamenti e di contaminazioni”, con gruppi di lavoro che hanno delineato un metodo teologico orientato alla valorizzazione delle diversità culturali e religiose. Il Simposio si è concluso nella suggestiva cornice dell’antica Mdina. I presenti hanno infine accettato l’invito a partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta da mons. Joseph Galea Curmi presso la Concattedrale di San Giovanni nella Valletta, dove il vescovo ausiliare ha ricordato l’importanza della convivenza nella differenza, ispirata alla SS.ma Trinità. Ecco alcuni passaggi dell’omelia:

«In un Mediterraneo segnato da conflitti, divisioni e migrazioni, la Trinità ci offre un modello di convivenza nella differenza. Così come le tre Persone divine vivono nella perfetta unità senza annullare le diversità, allo stesso modo le nostre società mediterranee sono chiamate a valorizzare le culture, le lingue e le tradizioni senza paura dell’altro. La Trinità smaschera la menzogna secondo cui la sicurezza richiederebbe l’omogeneità. Quando lottiamo per la purezza culturale o ecclesiale, rinneghiamo il Nome stesso che invochiamo. Come teologi e pastori, dobbiamo affrontare: 1) Le teologie nazionalistiche che promuovono l’esclusione politica; 2) I circoli ecclesiali chiusi che rifiutano il dialogo con tradizioni religiose diverse e con gli umanisti laici; 3) I sistemi economici che trattano il mare come una discarica e i migranti come merce usa e getta. Il Dio trinitario ci invita a convertirci da ogni teologia meno ampia del cuore stesso di Dio. Questo Simposio internazionale ci invita a una teologia che non parte solo dai libri, ma dalle storie: le storie delle persone migranti, dei pescatori, delle madri, dei giovani, dei feriti. Parte dai volti, dai porti, dalle frontiere. Una teologia dal Mediterraneo è una teologia della Trinità incarnata nei corpi, nella terra, nelle acque. È una teologia del dialogo, della ferita, della speranza. Cari partecipanti della Rete Teologica Mediterranea, che la Santissima Trinità vi renda segno di unità in un mondo frammentato, luce in un Mediterraneo inquieto, casa per chi cerca speranza».